Fasi dello stress e depressione
Lo STRESS agisce nel nostro organismo in una progressione che determina tre stadi:

La REAZIONE D’ALLARME
Lo STADIO DI RESISTENZA O DI ADATTAMENTO
Lo STADIO DI ESAURIMENTO
Le modalità con cui può alterare l’assetto di organi e sistemi sono:

Interagendo con altri fattori di rischio ed aumentando le probabilità di insorgenza della malattia somatica.
Scatenando o precipitando un episodio acuto.
Peggiorando il decorso della malattia o la risposta ai trattamenti.

APPARATO CARDIOVASCOLARE:   Patologia coronarica
Ipertensione – Ictus
Alterazioni del ritmo cardiaco
MUSCOLI:      Mal di testa – Mal di schiena
APPARATO RESPIRATORIO:  Asma – Febbre da fieno
SISTEMA IMMUNITARIO: Deficienza immunitaria
APPARATO DIGERENTE: Ulcera – Intestino irritabile
Diarrea – Nausea e Vomito
Colite ulcerativa
APPARATO GENITALE-URINARIO: Problemi di diuresi – Impotenza – Frigidità
APPARATO TEGUMENTARIO: Eczema – Neurodermatite – Acne
SISTEMA SCHELETRICO: Diminuisce la sintesi della matrice ossea, accelerando l’osteoporosi
APPARATO ENDOCRINO: Diabete mellito – Amenorrea
Stanchezza e letargia
SISTEMA NERVOSO CENTRALE: Eccessiva assunzione di cibo – Insonnia e Depressione

NOTA  SULLA  DEPRESSIONE

I terapisti cognitivisti della University of  Pennsylvania come Aaron Beck, ritengono che la depressione non sia un problema emozionale, bensì un disturbo del pensiero, dove i soggetti vedono il mondo e le loro situazioni personali in modo distorto, con atteggiamento marcatamente negativo.
Una delle più comuni caratteristiche di questo stato è il ritardo psicomotorio, evidenziato da lentezza nei movimenti e nella comunicazione verbale. Qualsiasi cosa si compia, richiede al soggetto un grande sforzo mentale e fisico.

Usando un’espressione semplice, si può anche affermare che la depressione si può manifestare quando la corteccia cerebrale crea un pensiero astratto negativo e convince il cervello che si tratta invece di un fatto reale quanto può esserlo uno stress fisico. In questa prospettiva, nei depressi, la corteccia comunica abitualmente situazioni tristi al resto del cervello. Partendo dunque da questa ipotesi, si potrebbe affermare che interrompere  quel tipo di connessioni sinapsiche da quella parte della corteccia, il resto del cervello potrebbe interrompere la condizione di depressione.

Molte persone affette da quella che viene definita  depressione maggiore, presentano anomalie come perdita di interesse per il sesso, alterazioni del ciclo veglia-sonno, diminuzione dell’appetito ascrivibili nei cosiddetti “sintomi vegetativi“. Il paziente depresso presenta livelli elevati di glucocorticoidi come se fosse un animale inseguito da un predatore. Nella sua realtà il depresso combatte una battaglia mentale impari, dove viene avvertita insistentemente la sensazione di un grande pericolo incombente, con perdite motivazionali molto forti a vivere il presente.

Il depresso tende a rinunciare persino a fare le cose più semplici che potrebbero migliorargli la vita.

Vi sono inoltre in questi soggetti delle evidenze di chimica cerebrale anomala rispetto a persone che non presentano tale disturbo. Molti ricercatori ritengono che i problemi neurochimici nella depressione coinvolgano sia la noradrenalina  che la serotonina.

Robert M. Sapolsky sostiene che esistono tuttavia soggetti che cadono in profonda depressione ciclicamente (ad esempio durante la stagione invernale), e sostiene che:

“Indipendentemente dagli eventi esterni della vita, c’è un orologio biologico che ha qualcosa a che fare con l’umore e il cui ticchettio ha qualcosa che non và”