Nel processo di perfezionamento delle tecniche che conducono ad orientare la coscienza
da livelli grossolani a stati trascendenti, dobbiamo riorganizzare la coesistenza armonica di tre aspetti generali che ci caratterizzano nelle sfere istintive, emozionali ed intuitive. Prima di intraprendere quindi le tecniche che dalla consapevolezza dell’io ci portano all’incontro col Sé, dovremo coordinare questi tre caratteri della nostra personalità creando una condizione di equilibrio.
In zone diverse del corpo umano, trovano forma tre cupole che sono anatomicamente rappresentate dal diaframma, dagli apici polmonari e dalla volta cranica.
Lo Yoga della tradizione identifica questi tre livelli come luoghi particolari dove guidare una tecnica specifica chiamata appunto illavoro sulle tre cupole.
La prima cupola è la sede dell’hara, la vita istintuale. Essa rappresenta la componente tamasica del nostro corpo, il nostro aspetto inerziale che coinvolge i centri energetici più vicini al radicamento a terra, i nostri istinti di sopravvivenza e di riproduzione.
Eseguendo su di essa un esercizio meditativo, saremo in grado di integrare, tutti gli aspetti di base dei quali noi siamo costituiti, come ad esempio i livelli del regno minerale, vegetale ed animale.
Il recupero completo della consapevolezza sull’organicità del nostro corpo sarà fondamentale, soprattutto nell’esecuzione delle pratiche samyama nei piani mentali, in quanto ogni meditazione dovrà essere sempre radicata nella realtà del nostro corpo.
L’hara risiede nel ventre, qualche centimetro al di sotto ed all’interno dell’ombelico. Costituisce il centro del corpo umano, il luogo dove siamo stati alimentati prima di venire al mondo. Con la nascita noi abbiamo interrotto questo legame fisico con la nostra madre naturale, ma un legame sottile ci lega per sempre, secondo la filosofia induista, con la Madre Universale, la Shakti, la cui immagine è simbolicamente rappresentata dalla figura che segue
Essa esprime l’energia vitale: la potenza che scaturisce dalla divinità Shiva che trasforma l’energia potenziale in un atto creativo, attraverso il corpo sottile di pranamayakosha.
La pratica di interiorizzazione nell’addome salderà un equilibrato collegamento con Lei.
L’esercizio consiste nel portare i ritmi corporei del nostro respiro e del battito cardiaco nell’addome, nell’Hara, dove si uniscono il nostro baricentro fisico ed i punti di forza del diaframma in appiattimento respiratorio, armonizzando ogni impulso del cuore con la recita mentale del mantra OM. Questa interiorizzazione determinerà la coincidenza in un unico punto, di diversi elementi:
– Il baricentro del corpo.
– Il centro respiratorio dinamico.
– Il ritmo del respiro.
– Il ritmo del cuore.
– La OM mentale.
La pratica di questo esercizio permetterà di smorzare l’eccesso di ragione, entrando dunque in Unità coi ritmi fisiologici e con la forza primordiale (kundalini) che trae origine nella parte viscerale dell’uomo.
La seconda cupola è la sede della sfera emozionale, collocata nell’area toracica al centro del petto. Essa è il luogo che conosce il cuore come ricettacolo dei turbamenti e “risuonatore emozionale” verso ogni cellula del nostro corpo, attraverso le sue qualità elettriche. Questo centro di comunicazione generale verso ogni parte del corpo, é utilizzato in questa pratica di concentrazione per comunicare ad ogni organo un profondo messaggio di forza, di pace e di luce, orientando l’armonizzazione delle singole parti.
Poiché la sfera emozionale delle persone occupa il corpo mentale inferiore (manomayakosha) ed il corpo mentale superiore (vijnanamayakosha), l’esercizio sarà in grado di agire su due strati sottili del corpo e condurre ad una profonda sensazione di pace.
Ti La particolarità dello Yoga è che, mentre normalmente il cuore riceve e subisce le emozioni che vengono suscitate in noi, nelle pratiche yogiche noi possiamo suscitare delle emozioni e, attraverso la proprietà elettrica del cuore, trasmetterla a tutte le cellule del corpo.
( Eros Selvanizza – Yoga mentale )
Lo Yoga attribuisce infatti ad ogni piccola parte del corpo una propria coscienza cellulare. Riconosce ad ogni organo e ad ogni sistema organico una coscienza organica e sistemica. E così, come viene riconosciuta al nostro sistema cardiocircolatorio ed al cuore una propria coscienza ed un suo corpo emozionale, si giunge alla coscienza dell’io dove tutti i precedenti livelli sono armonicamente integrati fra loro. Diversamente dalla psicologia occidentale, nella filosofica dello Yoga la coscienza dell’uomo non è che una piccola componente della grandiosa coscienza universale di cui facciamo parte.
All’interno di quest’infinito universo pensante, ognuno ha un proprio ruolo, un proprio compito ed un’inconsapevole ma Divina destinazione.
Se potete immaginare l’intera luce degli infiniti universi, consideratela una piccola scintilla nell’intera luce di Brahma. Colui che vive nella suprema coscienza non vive nella coscienza cosmica, perché la coscienza cosmica è una limitazione della suprema coscienza. Il cosmo è rappresentato da questi innumerevoli miliardi di universi che non possono essere contati dalla mente individuale, ma solo dalla mente divina. Le onde dell’oceano non possono essere contate da noi che stiamosulla spiaggia, ma solo dall’oceano della coscienza. In una singola goccia di questo oceano sono racchiusi gli innumerevoli miliardi di universi e tutta la loro luce. La coscienza cosmica è la coscienza di questa goccia, che è il samprajnata-samadhi, il samadhi inferiore.
( Swami Veda Bharati – Il messaggio degli Yogi dell’Himalaya )
Nella pratica meditativa sulla seconda cupola è necessario stabilire una corretta comunicazione emozionale ad ogni cellula del nostro corpo. Per realizzare questo ci serviremo del cuore e del suo ritmo, armonizzandolo col ritmo del respiro.
La tecnica utilizza immagini mentali che creano le sensazioni da integrare.
La pratica della seconda cupola utilizza:
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Immagini che evocano sentimenti positivi di calma, di forza e di gioia.
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La migrazione mentale delle immagini verso l’area al centro del petto.
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L’utilizzo del cuore, con tutte le proprietà che la tradizione gli riconosce, per diffondere questi
sentimentipositivi al nostro corpo. -
L’impiego del ritmo cardiaco e del ritmo respiratorio come mezzo trasmissivo della sensazione evocata.
La pratica della seconda cupola, è particolarmente utile per le persone stressate, perché agisce con efficacia sul riequilibrio della sfera emozionale, che è sicuramente fra quelle più coinvolte in tali circostanze. Questa tecnica di interiorizzazione e di rotazione delle emozioni, partendo da una visualizzazione iniziale, nasce dalla conoscenza antica trasmessa dai grandi Maestri di Yoga. Attualmente è impiegata in occidente, in diversi trattamenti di guarigione, con risultati importanti e statisticamente dimostrabili.
La terza cupola è la sede della sfera intuitiva, identificata fisicamente con la volta cranica. In modo rappresentativo è il cielo fisico del nostro cervello e della nostra mente. E’ il luogo dove in occidente si suole affermare abbia sede la coscienza umana quale evoluzione e prodotto del nostro cervello fisico.
Nella concezione orientale la coscienza ci è data invece dal nostro legame con l’Universo. Essa si serve delle complicatissime funzioni del nostro cervello per potersi manifestare. E’ questo legame che ci unisce all’Infinito, e tanto più siamo in grado di percepire questo, tanto più ci identificheremo come una particella cosciente, all’interno di un immenso universo pensante, dove il Dio della nostra tradizione ne è il grande regista.
Nel lavoro sulla terza cupola si procede attraverso una pratica di interiorizzazione della nostra massa cerebrale ed una sua attivazione fisica. Si possono utilizzare per il secondo scopo due tecniche di pranayama chiamate kapalabhati e bastrika, che sono in grado di modificare in modo superiore alla norma il volume dell’irrorazione cerebrale.
Il passo successivo è la rievocazione di immagini tranquillizzanti per raggiungere una fase di rilassamento. Nella terza cupola si attuano dunque quelle pratiche tendenti al rilassamento del cervello fisico affinché, attraverso la sua migliorata funzione, la coscienza possa esprimersi nella sua massima manifestazione. La tecnica è un utilizzo raffinato della visualizzazione, dei ritmi e del mantra OM mentale. Essa ci libera dagli stati di tensione cerebrale, conseguenti allo stress ed alla stanchezza fisica, che limitano la distribuzione del sangue (e dell’ossigeno) nella zona più nobile del corpo. La pratica prevede l’attivazione di ogni area per due minuti circa.